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Aldo (Arnaldo) Resega (Milano, 16 settembre 1896 – Milano, 18 dicembre 1943) è stato un politico e militare italiano.
Fu commissario federale di Milano durante la Repubblica Sociale Italiana.
Partecipò alla prima guerra mondiale raggiungendo il grado di tenente di fanteria mentre durante la ritirata di Caporetto fu decorato con la medaglia d'argento al valor militare. Quando furono costituiti i reparti degli Arditi si arruolò volontario e comandò una piccola compagnia e nell'ultima offensiva del 1918 contro l'esercito austro-ungarico, alla guida dei Caimani del Piave fu il primo ufficiale a raggiungere la riva opposta del Piave. Al termine della guerra Resega era stato decorato con due medaglie d'argento al valor militare, due medaglie di bronzo e una croce di guerra.
Entrò nel PNF come squadrista volontario. Nel 1936 prese parte alla guerra d'Etiopia come comandante di una compagnia di arditi della 6ª Divisione CC.NN. "Tevere". Durante la seconda guerra mondiale partecipò alle operazioni sul fronte greco-albanese, in Croazia e in Dalmazia, nonché sul fronte occidentale. Invalido di guerra e cinque volte decorato al valore militare il 5 giugno 1943 fu nominato ispettore federale del PNF a Milano e, dopo la caduta di Benito Mussolini, il 13 settembre 1943, ricostituì la sezione milanese del PNF, ricoprendo quindi la carica di commissario federale milanese del Partito Fascista Repubblicano. Il figlio Gianfranco, già volontario e decorato al valore in Albania, entrò invece come ufficiale nella Guardia Nazionale Repubblicana.
Secondo Giorgio Pisanò, Aldo Resega nei tre mesi in cui fu capo del fascismo milanese si impegnò per mantenere uno stato di relativa normalità nella popolazione cittadina, bloccando gli eccessi degli squadristi. Quando il 7 novembre i partigiani misero in atto una serie di attentati contro militari fascisti e tedeschi, Resega intervenne da una parte presso il comando tedesco per impedire la rappresaglia che stava per esser compiuta (dieci civili fucilati per ogni tedesco morto) e dall'altra tenendo a freno i propri uomini, intenzionati ad arrestare centinaia di persone.
Secondo Carlo Silvestri, giornalista vicino a Mussolini:
« Aldo Resega aveva operato contro la guerra civile. Egli aveva accettato il pericoloso posto di federale di Milano solo perché, mi aveva detto, la presenza di Graziani lo aveva assicurato che il nuovo governo sarebbe stato al servizio della Patria e non della fazione. » |
(Carlo Silvestri) |
Secondo alcuni autori, l'atteggiamento moderato di Resega lo rese agli occhi dei partigiani gappisti un obiettivo privilegiato al fine di innescare nel capoluogo la guerra civile. L'azione non sembrava presentare eccessiva difficoltà. Resega abitava con la sua famiglia in via Bronzetti, nei pressi di Porta Vittoria. Trascorreva la mattinata nell'industria di cui era direttore e si recava nel pomeriggio in federazione. Quattro volte al giorno, con puntuale regolarità, usciva o rientrava nella sua abitazione. Non era scortato; non portava armi. Vestiva sempre in borghese ed effettuava i suoi spostamenti in città usando sempre il tram.
Aldo Resega divenne quindi l'obiettivo dei Gruppi di Azione Patriottica che, guidati da Egisto Rubini, organizzarono l'attentato contro il federale. Tre gappisti, istruiti la sera prima sull'azione prevista ma senza essere informati sull'identità del dirigente fascista da colpire, uccisero in via Bronzetti il 18 dicembre 1943 Aldo Resega e riuscirono a fuggire in bicicletta.
Il giorno dopo, presso piazza del Duomo, anche il corteo funebre fu attaccato dai partigiani che spararono sulla folla intervenuta. Aldo Resega lasciò scritto il proprio testamento spirituale:
« Se dovessi cadere lasciate che il mio sacrificio, come quello di tanti altri Martiri, rappresenti semplicemente il pegno della nostra rinascita. La tragedia dell'Italia vorrà forse il mio sangue? Io l'offro con l'impeto della mia fede. Lasciate che sgorghi senza equivalente, senza rappresaglie e senza vendetta. Così soltanto sarà caro e fecondo per la mia patria: dono e non danno, atto d'amore e non fomite d'odio, necessità di dolore e non veicolo di disunione maggiore. » |
(Aldo Resega nel suo testamento spirituale) |
Nonostante il desiderio di Resega di non procedere a rappresaglie in seguito furono fucilati otto antifascisti presso l'Arena del tutto estranei all'omicidio. Con il nome di Aldo Resega fu poi chiamata la VIII Brigata Nera, che durante la guerra pubblicò anche un settimanale, e un battaglione della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti.